Per paura...


Per paura noi creiamo una divisione tra la vita e La morte.
Riteniamo che la vita sia buona e la morte cattiva, che la prima sia da desiderare e la seconda da evitare. Noi crediamo di doverci proteggere, in qualche modo, dalla morte. Questa idea assurda crea nella nostra vita un’angoscia profonda, perché una persona che si protegge dalla morte è incapace di vivere. Quella persona ha paura di espirare, quindi ha paura di inspirare, e di conseguenza è bloccata. Vive trascinandosi; la sua vita non è un fluire, non è più un fiume che scorre.
Se desideri veramente vivere, devi essere pronto a morire. Ma chi è, dentro dite, a temere la morte? La vita teme la morte? Non è possibile. Come può la vita temere qualcosa che fa parte del suo processo? Qualcos’altro in te la teme: il tuo io. L’io è contrario sia alla vita sia alla morte, l’io teme sia la vita sia la morte. Teme la vita perché ogni sforzo, ogni
passo verso la vita, avvicina la morte. Se vivi, ti avvicini alla morte. L’io teme la morte, quindi ha paura di vivere. L’io si limita a trascinarsi. Molte persone non sono né vive né morte, e questo è il peggio che ti possa capitare. Ogni volta che ti accade un istante di assoluta vitalità, vedi come, improvvisamente, è presente anche la morte. Accade in amore. Nell’amore la vita raggiunge il suo culmine, per questo la gente ne ha paura. Che cos’è questa paura dell’amore? È l’io... perché quando ami veramente una persona il tuo io inizia a sciogliersi. Non puoi amare se l’io è presente: diventa una barriera, e quando decidi di farla cadere l’io dirà: «Attenzione! Questa può essere una morte».  Ricorda: la morte dell’io non è la tua morte, ma la tua vera possibilità di vita. L’io è solo una crosta dura e priva di vita che ti avvolge: deve essere spezzata e buttata via. Si è formata naturalmente: come un viaggiatore che, nel corso del viaggio, ha raccolto polvere sul suo abito, sul suo corpo, e deve lavarsi per liberarsene.
Man mano che il tempo scorre, la polvere delle esperienze, della cultura, delle vite passate si deposita su di te. Quella polvere diventa il tuo io; si accumula e diventa una crosta attorno a te: deve essere spezzata e buttata via. Ci si deve lavare di continuo, ogni giorno, anzi ogni istante, in modo che non diventi una prigione. L’io ha paura dell’amore, perché con l’amore la vita raggiunge il suo culmine.., ma ogni volta che c’è un apice di vita, c’è un apice di morte: le due cose si accompagnano.
Nell’amore, nella meditazione, nella fiducia, ogni volta che la vita diventa totale, è presente la morte. Senza la morte, la vita non può essere totale. Ma l’io pensa sempre in termini di divisione, di dualità; separa ogni cosa. L’esistenza è indivisibile, non può essere divisa. I processi non possono essere distinti. Sai indicare il momento in cui sei nato? Quando foto immaginiveramente la tua esistenza ebbe inizio? La vita inizia quando il neonato comincia a respirare, quando emette il primo vagito? Oppure prima, quando lo spermatozoo penetra l’ovulo? Quando esattamente inizia la vita? È un processo senza fine e senza inizio. Non ha inizio. 
Quando una persona muore? Quando smette di respirare? Molti yogin hanno dimostrato, su basi scientifiche, di poter fermare il respiro pur restando in vita, e di poter ritornare alla normalità dopo l’esperimento. Quindi, l’arresto del respiro non può essere la fine. Dove termina, allora, la vita? Non termina in alcun luogo e non ha inizio in alcun luogo. Siamo coinvolti nell’eternità.
Siamo esistiti dall’inizio, se mai un inizio c’è stato, e saremo qui fino alla fine, se mai una fine ci sarà. In realtà, non ci può essere alcun inizio e non ci può essere alcuna fine. Noi siamo vita, anche se le forme cambiano, anche se i corpi e le menti sono diverse.
Ciò che noi chiamiamo vita è solo l’identificazione con un certo corpo, con una cena mente, portamento, e ciò che noi definiamo morte non è altro che uscire da quella forma, da quel corpo, da quel concetto. 
Coloro che hanno rivolto il loro sguardo all’interno, loro che hanno scoperto chi sono, hanno conosciuto un processo senza fine, eterno.

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