giovedì 17 novembre 2011

Cosmica





 LA FILOSOFIA...........................................
 di Bortoli Giovanni






Molto spesso la filosofia si è occupata di questioni metafisiche ed esistenziali avvertendo l’esigenza di tratteggiare una fenomenologia dell’essere umano al fine di delineare il cammino verso l’autenticità e verso la verità, partendo dall’orizzonte dell’Erlebnis, e dal dono di senso intrinseco all’intenzionalità della coscienza.

Altrettanto spesso, ha colto in questo percorso il mistero dell’essere che caratterizza la condizione dell’homo viator, intento al coglimento dell’enigma di sé e all’auscultazione stessa della vita che da sempre lo pone in un’apertura trascendente, nella possibilità.

Tuttavia, nonostante la convergenza di molte riflessioni sulle tematiche dello stupore e della meraviglia del principio, della vertigine cosmica o sentimento oceanico che invade l’uomo e che eccede in una sporgenza tremenda/affascinante il pensiero,  ci sembra che si insista molto di più sull’essere per la morte e sulla finitudine come parabola declinante piuttosto che sul passaggio aperto della nascita. Eppure questo  mistero continua a lasciare tracce nell’uomo, permettendogli di esperire la possibilità di un inedito che resterà per sempre nella memoria universale dell’umanità, aprendo quell’orizzonte della speranza e della promessa che si addensa di un senso sempre rinnovato, così che davvero si possa dire, con Pascal, che l’uomo è sempre capace di superare l’uomo.
Non possiamo, dunque, non fissare lo sguardo sulla figura di una filosofa del Novecento come Hannah Arendt, che, nella sua mirabile opera Vita Activa ha cercato di delineare un’antropologia filosofica proprio a partire da questa origine originata, che, pur venuta alla luce in virtù di un’iniziativa gratuita di altri, si esplica come potere dell’inizio, ovvero come capacità di immettere nel mondo qualcosa di mai apparso prima e, per questo di rinnovarlo con una incessante rinascita . Il potere dell’inizio è lo spettacolo e la meraviglia dell’essere indeducibile che dà forma a se stesso, mentre si apre alla coscienza di un incontro/dialogo con la vita stessa, con uno spazio di trascendenza entro cui la sua azione si esplica. Tuttavia in questa capacità di inizio, Hannah Arendt ravvisa una sorta di teleologia che non fa dell’essere umano una chiusa forma ma, grazie alla sua capacità di scegliere la vita, nell’incessante novità dell’agire, lo rende vivente apertura alla generosa promessa dell’essere. In tal modo, la sua intima essenza diventa universale concreto  dell’umanità, capace di corrispondere a quell’eccedenza in sé prima che viene denominata pro-messa e perdono e che acquisisce uno spessore autenticamente metafisico Tali termini della vita effettiva saranno  pertanto l’oggetto della nostra analisi.












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