martedì 22 novembre 2011



Filosofia



Allegria! Il transito dal vecchio al nuovo host ha simpaticamente cancellato il mio precedente post su Aristotele. E per la serie quando si dice: “ah! la sinergia!”, nel contempo anche il mio computer ha deciso che il file su Aristotele, che avevo salvato, si rovinasse risultando non apribile. Sono riuscito a recuperare l’incipit, quindi ripartiamo da qui…

(nell’immagine la famosa “Scuola di Atene” di Raffaello, a sinistra nel cerchietto rosso il vecchio Platone indica il cielo: il mondo delle idee; a destra Aristotele indica la terra cioè una filosofia razionale, scientifica diremmo oggi; secondo una celebre interpretazione storica)
Vorrei parlarvi di un opera che si chiama “Metafisica”, scritta da un certo Aristotele, alcuni anni, secoli, millenni orsono. Aristnotlechi? Aristotele. Che dire di lui, è già morto da un po’! Ma in noi filosofi il suo ricordo rimane ancora ben vivo, tanto che la sua eredità è essudata nelle profondità del nostro senso comune che vi è pesantemente impregnato e oggi praticamente tutti hanno almeno sentito nominare questo nome (altrimenti siamo qui per questo!). Aristotele nasce a Stagira città della Grecia settentrionale e attuale Stavro, nel 384 a.C. Suo padre era medico e quindi Aristotele nacque molto probabilmente in una condizione di agiatezza. Rimase orfano molto giovane di entrambi i genitori e venne accudito da un parente del padre. Quando Aristotele compì diciassette anni fu inviato ad Atene presso l’Accademia di Platone per ricevere una istruzione prestigiosa, era il 367 a.C. L’Accademia di Platone era strutturata affinchè agli allievi venisse insegnato tutto quanto fosse utile al filosofo come massimo esponente della saggezza pratica, se dobbiamo guardare al Platone della Repubblica, il filosofo doveva essere teoricamente in grado di prendere in mano, assieme ai suoi pari, le redini della Polis sotto ogni aspetto. Sulla soglia dell’Accademia si dice fosse scritto: “non entri qui chi non sa di matematica e geometria”. Aristotele probabilmente aveva acquisito l’interesse per la medicina e fisiologia dal padre aiutandolo osservandolo nella sua professione, studiò dalla matematica e dalla geometria fino a tutto ciò che la cultura greca poteva insegnare per vent’anni presso l’Accademia, fino alla morte di Platone. Un lungo apprendistato che termino intorno al 347 circa, quando alla morte del rettore dell’Accademia si aprirono le discussioni per la successione. Aristotele fu escluso come successore di Platone anche perché non essendo originario di Atene, secondo le leggi del tempo, non poteva possedere immobili nella città. Cominciò così a viaggiare e si recò prima ad Asso nell’Asia Minore dove gli fu possibile studiare assieme ad altri accademici ad opera di un mecenate; qui conobbe e sposò Pizia. Successivamente si recò a Mitilene nell’isola di Lesbo presso il suo amico Teofrasto. L’interesse di Aristotele per la conoscenza era molto forte, tanto da spingerlo a studiare ben oltre la conoscenza offertagli in quei vent’anni accanto all’amico Platone portandolo a svolgere nella sua vita studi di astronomia, fisica, antropologia, politica, etica, zoologia, botanica e chi più ne ha più ne metta! Ma il nostro era instancabile, sempre occupatissimo, non aveva mai dieci minuti per stendersi sull’amaca o andare a teatro. Infatti nel 343 a.C. fu chiamato da Filippo II di Macedonia come precettore del giovane figlioletto Alessandro. Aristotele andò così a Pella, capitale della Macedonia per istruire il futuro Alessandro Magno. Quando Filippo conquista Atene, Aristotele riesce a far sì che questa città abbia un trattamento mite. Nel 335 (o 334) Alessandro parte per la spedizione contro la Persia, Aristotele intanto è rimasto vedovo, al suo finaco ora si trova una giovane di nome Erpillide che si occupa di lui dalla morte della moglie, torna quindi torna ad Atene con l’intenzione di insegnare.
Non potendo possedere immobili il nostro inizia la sua attività in un cortile dedicato ad Apollo Liceo, la scuola di Aristotele da lì prende appunto il famoso nome di Liceo. A lui è particolarmente caro insegnare passeggiando, forse dialogando con gli studenti secondo il metodo della dialettica Platonica, questo gesto si ripete andando su è giù (o più propriamente girando in torno) nel portico del cortile dove insegna che si chiama perìpatos cioè “passeggiata”, i suoi studenti sono allora indicati come peripatetici. Qui Aristotele tiene corsi di logica, fisica, filosofia prima, etica, politica, retorica, poetica.
Nel 323, alla morte di Alessandro Magno in Persia, scoppiano ad Atene i mai sopiti livori contro i conquistatori macedoni e Aristotele, per i suoi trascorsi presso la corte di Filippo II viene accusato di empietà, nello specifico di aver divinizzato un uomo: Alessandro. Scappa così da Atene e si rifugia a Calcide, presso la casa di sua madre. Qui muore circa un anno dopo, nel 322 a. C.
OK, abbiamo rivisto ancora una volta la vita di Aristotele, la prossima volta vediamo le opere! I sentimenti e l’attualità dell’opera Aristotelica. Chi ha postato dei commenti, che purtroppo sono andati persi con l’articolo precedente, per favore li riposti, scusate i disguidi tecnici!
Per quanto riguarda la vita di Aristotele e le opere posso consigliarvi o il link di wikipedia.



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