venerdì 7 ottobre 2011


Cenni storici di filosofia





I primi tentativi dell'uomo di spiegare il mondo e di capire quale ruolo gli fosse riservato in esso si confondono con la mitologia. I babilonesi  credevano che il dio Marduk avesse fatto scaturire l'Ordine dal Caos separando la terra dall'acqua e il cielo dalla terra. Gli ebrei mutuarono il mito biblico della Creazione dai babilonesi e, in seguito lo fece anche la cultura cristiana. La vera storia del pensiero scientifico inizia solo quando gli uomini imparano a disfarsi della mitologia e cercano una comprensione razionale della natura, senza ricorrere all'intervento degli dei. Da quel momento inizia la vera lotta per l'emancipazione dell'umanità dalle proprie catene, materiali e spirituali.

L'avvento della filosofia ha rappresentato un'autentica rivoluzione del pensiero umano; di ciò siamo debitori agli antichi greci, come di tanta parte degli aspetti caratteristici della civiltà moderna. Anche se è corretto ricordare che importanti progressi furono realizzati da indiani e cinesi e successivamente anche dagli arabi, furono i greci a sviluppare la filosofia e la scienza fino al loro livello massimo prima del Rinascimento. La storia del pensiero greco nei quattro secoli a partire dalla metà del VII secolo a.C. costituisce uno dei capitoli più importanti degli annali della storia umana. Tutta la storia della filosofia, dai greci fino al giorno d'oggi, consiste in una lotta fra due scuole di pensiero diametralmente opposte: materialismo e idealismo. Queste due parole ci forniscono un magnifico esempio di come i termini usati nella filosofia si discostino fondamentalmente dal significato loro attribuito nel linguaggio quotidiano. Quando diciamo che una persona è "idealista", di solito abbiamo in mente una persona di alti ideali e di moralità pura; il materialista è al contrario concepito come persona senza principi, avida di denaro ed egoista, schiava dei suoi bassi appetiti di cibo e di chissà quant'altre cose; in breve, un personaggio del tutto deprecabile. Tali connotazioni non hanno nulla a che spartire con il materialismo e l'idealismo filosofici. Nel senso filosofico, l'idealismo parte dal concetto che il mondo è solo il riflesso delle idee, della mente, dello spirito, o, più correttamente, dell'idea, che preesiste al mondo fisico. Le cose nude e materiali che conosciamo attraverso i nostri sensi, secondo questa scuola, non sono che copia imperfetta di questa idea perfetta. Nell'antichità il fautore più coerente di questa filosofia fu Platone, anche se l'idealismo non fu concepito per la prima volta da quest'ultimo, ma esisteva già prima., per Platone nulla di quello che è concreto è reale. I pitagorici credevano che l'essenza di tutte le cose fosse il Numero (opinione condivisa, a quanto pare, da alcuni matematici moderni). Essi mostravano disprezzo verso il mondo in generale e in particolare verso il corpo umano, che consideravano alla stregua di un carcere nel quale l'anima era intrappolata. Un tale atteggiamento ricorda in modo singolare quello dei monaci nel Medioevo, ne deve sorprendere che la Chiesa abbia potuto accogliere nella sua dottrina molte idee propugnate dalle scuole di pensiero idealiste quali pitagorici, platonici e neoplatonici, dato che tutte le religioni partono da una visione idealista del mondo. La differenza risiede nel fatto che la religione si orienta alle emozioni e pretende di offrire una comprensione mistica ed intuitiva del mondo ("Rivelazione"), mentre la maggior parte dei filosofi idealisti tenta di dimostrare la fondatezza delle proprie teorie per mezzo della logica. Ad ogni modo, tutte le forme di idealismo filosofico affondano le proprie radici nella religione e nella mistica e di esse si alimentano. Il disprezzo per il "rozzo mondo materiale" e l'innalzamento dell'"Ideale" nascono direttamente dai fenomeni che abbiamo appena considerato in relazione alla religione. La storia della filosofia occidentale perciò non inizia con l'idealismo, ma col materialismo. Il materialismo afferma l'esatto opposto: il mondo materiale, che ci è noto ed è esplorato dalla scienza, è reale; l'unico mondo reale è quello materiale; i pensieri, le idee e le sensazioni sono prodotti della materia organizzata in un certo modo (sistema nervoso e cervello). Il pensiero non può derivare le proprie categorie da se stesso, ma solo dal mondo oggettivo che si rivela ai nostri sensi. I primi tra i filosofi greci furono chiamati "ilozoisti", dal greco, ovvero "chi crede che la materia sia viva", una folta schiera di eroi pionieri nello sviluppo del pensiero. La scuola dei cinici fu capitanata da Diogene, i cinici combatterono con ardore e ironia la teoria platonica delle Idee. Essi si preoccupavano dell’immanenza e delle cose prossime, della vita quotidiana e del concreto. I greci scoprirono che il mondo è rotondo molto tempo prima di Colombo e sostennero, molto prima di Darwin, che gli uomini si erano evoluti dai pesci. Fecero scoperte straordinarie nel campo della matematica, specialmente nella geometria, discipline che non registrarono dopo di allora progressi rilevanti per i successivi millecinquecento anni. Di radicalmente nuovo in questo modo di vedere il mondo vi era il fatto che esso non era religioso; in completo contrasto con gli egizi e i babilonesi, dai quali pure avevano imparato molto, questi pensatori greci non ricorrevano a dei o dee per spiegare i fenomeni naturali. Per la prima volta, gli uomini e le donne cercavano di spiegare i meccanismi della natura puramente nei termini della natura stessa. Questo fatto rappresentò un punto di svolta, tra i più importanti nella storia, per tutto il pensiero umano; qui iniziò la vera scienza. Aristotele, il più grande dei filosofi antichi, può essere a ragione considerato un materialista, sebbene non lo fosse in modo così coerente come gli ilozoisti che lo avevano preceduto. Egli fece una serie di importanti scoperte scientifiche che furono le fondamenta delle maggiori conquiste della scienza greca nel periodo alessandrino. A confronto il Medioevo fu un deserto in cui il pensiero scientifico languì per secoli, un periodo non a caso dominato dalla Chiesa. L'unica filosofia ammessa era l'idealismo, nella forma di una caricatura del platonismo o, peggio ancora, di una lettura distorta del pensiero di Aristotele. Si può affermare che nel Medioevo fu quell’epoca dove le credenze degli uomini erano la verità. Nel periodo del Rinascimento la scienza riemerse trionfante. Essa fu costretta a condurre una battaglia feroce contro l'influenza della religione (non solo quella cattolica, per inciso, ma anche quella protestante). Furono molti i martiri che pagarono con la vita il prezzo della libertà scientifica. Giordano Bruno fu messo al rogo; Galileo fu processato due volte dall'inquisizione e fu costretto sotto minaccia di tortura ad abiurare le sue idee giuste. Cartesio è ritenuto a ragione il padre della filosofia moderna. Uomo di grande intelligenza si impegno in meccanica e geometria, in filosofia è famoso il suo motto: Cogito ergo sum. Cartesio fu un pensatore idealista e tentò di dimostrare l’esistenza di Dio per mezzo della filosofia. La tendenza predominante del Rinascimento fu il materialismo. In Inghilterra, questo prese la forma dell'empirismo, quella scuola di pensiero che afferma che tutta la conoscenza deriva dai sensi. I pionieri di questa scuola furono Francis Bacon (1561-1626), Thomas Hobbes (1588-1679) e John Locke (1632-1704). La scuola materialista passò poi dall'Inghilterra in Francia, dove acquisì un nuovo contenuto rivoluzionario. Nelle mani di Diderot, Rousseau, Holbach ed Helvetius, la filosofia divenne uno strumento per criticare tutta la società esistente. Questi grandi pensatori prepararono la strada all'abbattimento rivoluzionario della monarchia feudale, nel 1789-93. Le nuove idee filosofiche stimolarono lo sviluppo della scienza, incoraggiando l'esperimento e l'osservazione. Il '700 vide un grande avanzamento della scienza, specialmente la meccanica. Questo processo presentava un aspetto negativo a fianco di quello positivo. Il vecchio materialismo del '700 era ristretto e rigido e rifletteva lo sviluppo limitato della scienza stessa. Newton espresse le limitazioni proprie dell'empirismo con la sua celebre frase: "non faccio ipotesi". Questa visione meccanicistica e unilaterale fu infine fatale al vecchio materialismo e, paradossalmente, dopo il 1700 i grandi progressi nella filosofia furono realizzati da filosofi idealisti. Sotto l'impatto della rivoluzione francese, l'idealista tedesco Immanuel Kant (1724-1804) sottopose tutta la filosofia precedente ad una critica esauriente. Kant fece importanti scoperte non solo nel campo della filosofia e della logica, ma anche nella scienza. La sua ipotesi nebulare sulle origini del sistema solare (per la quale Laplace sviluppò in seguito una base matematica) Ë oggi generalmente accettata e condivisa. Nel campo della filosofia, il capolavoro di Kant: la Critica della Ragion Pura, fu la prima opera ad analizzare le forme della logica, praticamente immutate dalla sistematizzazione di Aristotele. Kant dimostrò le contraddizioni insite in molte delle proposizioni fondamentali della filosofia; tuttavia egli non riuscì a risolvere queste contraddizioni ("antinomie") e trasse infine la conclusione che una vera conoscenza del mondo fosse impossibile. Mentre possiamo conoscere le apparenze, non possiamo mai sapere come siano le cose "in sè". L'idea non era nuova; è un tema che ricorre molto spesso nella filosofia e viene identificato generalmente con quello che chiamiamo idealismo soggettivo. Prima di Kant un tale approccio fu proposto dal vescovo e filosofo irlandese George Berkeley e ripreso dall'ultimo degli empiristi classici inglesi, David Hume. L'argomentazione fondamentale si può riassumere così: "Io interpreto il mondo attraverso i miei sensi. Dunque, l'unica cosa che so che esiste sono le mie impressioni sensibili. Posso affermare, ad esempio, che questa mela esiste? No. Posso dire solo che la vedo e che la sento con la mano, il naso e la lingua. Dunque, non posso affatto affermare che esista il mondo materiale". La logica dell'idealismo soggettivo è "se chiudo gli occhi, il mondo cessa di esistere"; una tale concezione è l'anticamera del solipsismo (dal latino solus ipse - "io solo") cioè l'idea che solo io esisto. In un modo o nell'altro, i pregiudizi propri dell'idealismo soggettivo hanno penetrato non solo la filosofia ma anche la scienza pervadendole per gran parte del '900. La più grande innovazione nei primi decenni dell'800 per opera di George Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831). Hegel fu un filosofo tedesco di scuola idealista, un uomo dall'intelletto straordinario, che nei suoi scritti presentò una summa di tutta l'evoluzione del pensiero filosofico fino ai suoi tempi. Hegel dimostrò che l'unico modo per superare le "antinomie" di Kant era quello di accettare che le contraddizioni effettivamente esistono non solo nel pensiero, ma anche nel mondo reale. Da idealista oggettivo qual era, Hegel non perse tempo inutilmente sulla tesi dell'idealismo soggettivo che la mente umana non potesse conoscere il mondo reale, sostenendo che le forme del pensiero dovessero riflettere il più fedelmente possibile il mondo oggettivo. Famosa la frase di Hegel: Tutto ciò che è reale è razionale, e tutto ciò che razionale è reale. Tali idee possono sembrarci sciocchezze pure e semplici, ma si sono dimostrate stranamente persistenti, perché i filosofi si sono divisi tra chi considerava veri solo i fatti reali negando l’importanza alla ragione che deve capirli (positivisti), e chi invece sosteneva che esistevano solo le idee che interpretavano i fatti reali e la realtà era solamente una rappresentazione della nostra mente (Idealisti). Io ritengo che entrambi abbiano ragione visto che sia i fatti che le idee esistono, l’errore eventualmente sta nel negare una delle due realtà; in sintesi io ritengo che l’annoso contrasto tra i filosofi idealisti e materialisti si possa risolvere accettando le ragioni dell’altro come vere. Ragione ha il materialista (tra le fila mi colloco anch’io) che vede la realtà materiale come unica realtà, ma anche l’idealista non erra quando ritiene la propria mente  il principio di ogni percezione materiale. 

LUDWIG FEUERBACH

feuerbachLudwig Feuerbach nacque in Baviera a Landshut nel 1804, in una ricca famiglia dove il padre Paul Johann Anselm professore di diritto fu un eminente giurista, nel 1814 dopo il trasferimento della famiglia a Bambenga F inizia a frequentare il ginnasio, che continuerà ad Ansbach, nel 1821 prende lezioni di ebraico allo scopo di approfondire lo studio della Bibbia in quanto fondamento della teologia cristiana, nel 1822 consegue la licenza liceale e nel 1823 si inscrive alla facoltà di teologia, nel 1824 trasferitosi a Berlino, segue lezioni di Hegel e di famosi teologi che insegnano all'università, in questo periodo F avverte già profonda la contraddizione tra la teologia e la filosofia sentendole incompatibili e avvertendo la necessità di una scelta. Nel 1825 passa alla facoltà di filosofia, dove  studia un anno come discepolo di Hegel. Nel 1928 si laurea in filosofia e consegue la libera docenza, con dissertazione De ratione, una,universali,infinita. Dal 1829 al 1932 frequenta corsi di logica e metafisica all’università di Erlangen. Nel 1830 pubblica anonimi gli scritti:"Pensieri sulla morte e immortalità" di intonazione violentemente anticristiana, il libro viene sequestrato, l'autore riconosciuto e la sua carriera accademica inesorabilmente compromessa. Nel 1932 F non riesce a farsi accettare come cattedratico, si reca a Francoforte dove scrive Storia della filosofia moderna e aforismi dal titolo Abelardo e Eloisa. Alla fine dell'anno ottiene l'insegnamento irregolare a Erlangen. Nello stesso anno si lega in fraterna amicizia con Cristian Kapp professore di filosofia e studioso di scienze naturali. Nel 1833 esce “Storia della filosofia moderna da Bacone a Spinoza” e benché l'opera venga apprezzata  nel mondo accademico F non riesce ad ottenere una cattedra per l'insegnamento. Nel 1834 esce il volumetto “Abelardo ed Eloisa” su annali di critica scientifica organo della scuola hegeliana berlinese, esce Lettera sulla filosofia hegeliana del Prof. Bechmann con la collaborazione di F, questa rivista continuerà fino al 1837. Nel 1837 F si sposa con Bertha Low e si stabilisce in Baviera nel castello  di Bruckberg di proprietà della moglie, dove vivrà felicemente per più di venti anni. Nel castello vi era incorporata una fabbrica di porcellane che avrebbe costituito la principale fonte di reddito dei coniugi. In quel anno F comincia a coltivare lo studio delle scienze naturali, botanica, zoologia, anatomia, fisiologia, geologia ed entomologia. Nello stesso anno pubblica “Leibniz”. Nel 1838 F rompe con l'hegelismo ufficiale entrando come collaboratore alla tribuna degli hegeliani di sinistra, sotto invito di Arnold Ruge. Nel 1839 F scrive Filosofia e Cristianesimo, in relazione all'accusa di anticristianesimo che è stata rivolta alla filosofia hegeliana, lo stesso anno scrive il saggio "sul miracolo" e un importante contributo alla critica della filosofia hegeliana; lo stesso anno nasce la prima figlia Leonore. Nel 1841 F produce il suo capolavoro: “L'Essenza del cristianesimo”, lo stesso anno  rifiuta una cattedra all'università. Nel 1842 a F vengono mossi violenti attacchi per la pubblicazione di “Essenza del cristianesimo”, egli risponderà pubblicando illustrazioni di una recensione teologica dell'Essenza del cristianesimo, lo stesso anno nasce la seconda figlia Mathilde.  Nel 1843 escono la seconda edizione dell'Essenza del cristianesimo e i”Principi della filosofia dell'avvenire”, lo stesso anno F declina l'invito a collaborare agli annali franco-tedeschi curati da Ruge. Nel 1844 esce: l'essenza della fede nel senso di Lutero, integrato da “La differenza tra la divinizzazione pagana e quella cristiana dell'uomo”. A fine anno muore la figlia minore. Nel 1845 in polemica con Stirner pubblica l'articolo:” L'essenza del cristianesimo relativamente all'Unico e la sua proprietà”. Nel 1846 altro capolavoro di F “L'essenza della religione”, lo scritto compare la prima volta sulla rivista " Die Epigonen" , lo stesso anno pubblica” Critiche e saggi filosofici dove esce la prima volta il saggio Contro il dualismo di corpo e anima, carne e spirito”. Nel 1847 esce “ La questione dell’immortalità dal punto di vista dell’antropologia”. Nel 1848 un gruppo di seguaci ed amici lo esorta a candidarsi al Congresso di Francoforte, ma egli declina l'invito. Accoglie invece l'invito di alcuni studenti e tiene lezioni a Francoforte sull'Essenza della  religione il mercoledì, venerdì, e sabato di ogni settimana fino al marzo del 1849. Nel 1851 saranno pubblicate le lezioni sull'essenza della religione opera accolta con indifferenza. Nel 1857 dopo cinque anni di lavoro isolato nel castello di Bruckberg esce “Teogonia”, come nono volume delle opere complete. Nel 1860 di conseguenza al fallimento della fabbrica di porcellane, si rende necessaria la liquidazione del castello, con conseguente trasferimento del filosofo a Rechenberg vicino a Norimberga. Nel 1866 F pubblicherà il decimo volume delle sue opere: “Divinità, libertà e immortalità dal punto di vista dell'antropologia”, poi i saggi: “Il segreto del sacrificio, ovvero l'uomo e quello che mangia”. Poi ancora “Spiritualismo e materialismo particolarmente in rapporto alla libertà nel volere”. Con questo volume le pubblicazione di F cesseranno per sempre. Nel 1870 un colpo apoplettico ridurrà F in fin di vita. Il 13 settembre 1872 Feuerbach muore a Rechenberg presso Norimberga, ai funerali del filosofo parteciperanno parecchie migliaia di operai dando luogo alla più grande manifestazione socialdemocratica mai vista a Norimberga.  Ho voluto riportare la biografia di F perché è fondamentale per capire chi fu F, e quale è stata la sua formazione e la cronologia della sua opera. Ludwig Feuerbach fu esponente della cosiddetta “sinistra hegeliana”. Il pensiero di Feuerbach si mosse da una serrata critica del sistema filosofico di Hegel del quale denunciava l’astrattezza ed il formalismo, approdando nelle sue opere mature a conclusioni ispirate ad un radicale realismo, ed ad un umanesimo materialistico. Il campo di interesse filosofico di Feuerbach fu sostanzialmente l’idealismo religioso, nessuno come lui partendo dalla teologia portò avanti un’integrale e conclusiva spiegazione della più profonda essenza della religione in generale, e del cristianesimo in particolare; indagando poi anche sugli aspetti filosofici della morte e dell’immortalità.  Importante è rilevare l’influenza del pensiero di Feuerbach su Marx, che in età matura si distinse con Engels per avere posto le basi teoriche del socialismo scientifico, meglio noto come comunismo. Marx ed Engels furono insigni economisti e politici, ma la parte filosofica del loro pensiero la derivarono in grande misura da Feuerbach; è possibile affermare che senza Feuerbach il marxismo non sarebbe nato come noi lo abbiamo conosciuto.  Ma la riconoscenza di Marx e Engels  verso Feuerbach  si esaurì in 11 pensierini scritti da Marx, noti come “Tesi su Feuerbach” nei quali si prende le distanze da  Feuerbach accusandolo di idealismo, di astrattezza, di mancanza di spirito rivoluzionario, ed infine si afferma:” I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo, ma si tratta di trasformarlo”. Accusarono Feuerbach di idee staccate dalla “prassi” cioè dall’azione reale e pratica nella società. Ma ognuno dico io deve fare il suo mestiere, ed il filosofo non può diventare un rivoluzionario, in pratica Marx rimprovera Feuerbach di non essere un politico. Ma in verità Marx ed Engels da Feuerbach avevano preso le travi che avrebbero sostenuto la loro teoria. In uno scritto postumo datato 1888, Friedrich Engels scrisse di Feuerbach: L’evoluzione di Feuerbach è quella di un hegeliano, a dire il vero non del tutto ortodosso, verso il materialismo; evoluzione che porta ad  un punto determinato, a  una rottura totale col sistema idealistico del suo predecessore. Engels rivede così l’accusa ingiusta di idealismo fatta in tempi precedenti. Scrisse Feuerbach in una lettera nella quale faceva proponimenti per il futuro: non voglio più scrivere libri… Ho intenzione di rivolgermi, del resto, a cose pratiche ed immediate. Egli tutta la vita sospettò che scrivere libri, filosofare, fosse un’attività idealistica, perché non pratica e utile alla vita quotidiana. A mio giudizio la differenza pratica più sostanziale che è esistita tra Feuerbach e Marx è che il secondo era un pensatore politico ed il suo pensiero è stato unicamente rivolto alla società, mentre nelle opere di Feuerbach non si trova mai nessuna deduzione rivolta alla società, mai in Feuerbach esiste un minimo riferimento politico, egli si rivolse unicamente all’individuo. Scrisse Russell: Considerato unicamente come filosofo, Marx ha delle gravi manchevolezze. E troppo pratico, troppo coinvolto nei problemi del suo tempo. Pietre miliari del pensiero filosofico moderno sono le opere di Friedrich Nietzsche(1844-1900). Nietzsche ambientò il suo pensiero filosofico, tragico e distruttivo nei miti della Grecia Classica. Scrisse di lui Heidegger che volle collocare Nietzsche nella filosofia metafisica tra Platone e Aristotele: “ Si tratta di uno stadio della metafisica occidentale che è probabilmente al suo stadio finale; non si vedono infatti altre  possibilità per la metafisica, dopo che essa ha con Nietzsche , in un certo modo spogliato se stessa dalla propria possibilità essenziale”. A mio parere il pensiero di Nietzsche mostra il massimo della sua potenzialità nell’opera utile ed importante nella demolizione, nella distruzione dei valori e delle morali, ma alla fine del lavoro non restano che le macerie del nichilismo. In un appunto del 1887 intitolato: “Il nichilismo europeo” Nietzsche definisce il nichilismo quella condizione storica e spirituale in cui viene alla luce definitivamente la menzogna della morale e si scopre l’assoluta arbitrarietà dei valori. Tra le demolizioni più rilevanti vi è quella del cristianesimo operata da Nietzsche nel libro: l’Anticristo, la maledizione del cristianesimo. Nietzsche scrive in Ecce Homo: Dio, immortalità dell’anima, redenzione, al di là, sono tutti concetti ai quali non ho dedicato nessuna attenzione, e neppure il mio tempo, anche da bambino. L’ateismo, per me, non è un risultato, e tanto meno un avvenimento, come tale non lo conosco: io lo intendo per istinto. In questa frase è contenuta la sua professione di ateismo, ma anche il cinismo e l’alterigia che caratterizzano questo filosofo che è difficile amare e a tratti può risultare odioso, ma dal quale non si può prescindere.  Arrivati all’era moderna si deve ricordare, l’insigne pensatore inglese Bertrand Russell(1872-1970). Bertrand Russell è un pensatore materialista, razionalista, ed il suo pensiero filosofico è tratto il più possibile dalla scienza ed in modo speciale dalla matematica, della quale fu un esponente.  A mio parere il pregio più evidente di Russell è l’aver divulgato nei suoi libri la sua filosofia in un modo semplice con un linguaggio alla portata di molte persone, che attraverso i suoi scritti possono avvicinarsi alla filosofia. Come pensatore contemporaneo degno di nota per la sua opera, in diversi momenti citata in questo libro, “Trattato di ateologia”, voglio ricordare Michel Onfray. Professore di liceo, poi fondatore dell’Università popolare di Caen (Francia), ha pubblicato una trentina di libri. Questo filosofo contemporaneo ha contraddetto il concetto della “morte di Dio”. Il prof. Onfray ha recentemente affermato: Terzo grande momento dell’ateismo occidentale, pilastro fondamentale di una ateologia degna di questo nome: Ludwig Feuerbach propone infatti una spiegazione di ciò che dio è. Egli non si limita a negarne l’esistenza, ma ne seziona la chimera.


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