Cenni storici di filosofia
I primi tentativi dell'uomo di spiegare il
mondo e di capire quale ruolo gli fosse riservato in esso si confondono
con la mitologia. I babilonesi credevano che il dio Marduk avesse
fatto scaturire l'Ordine dal Caos separando la terra dall'acqua e il
cielo dalla terra. Gli ebrei mutuarono il mito biblico della Creazione
dai babilonesi e, in seguito lo fece anche la cultura cristiana. La
vera storia del pensiero scientifico inizia solo quando gli uomini
imparano a disfarsi della mitologia e cercano una comprensione
razionale della natura, senza ricorrere all'intervento degli dei. Da
quel momento inizia la vera lotta per l'emancipazione dell'umanità
dalle proprie catene, materiali e spirituali.
L'avvento della filosofia ha rappresentato un'autentica
rivoluzione del pensiero umano; di ciò siamo debitori agli antichi
greci, come di tanta parte degli aspetti caratteristici della civiltà
moderna. Anche se è corretto ricordare che importanti progressi furono
realizzati da indiani e cinesi e successivamente anche dagli arabi,
furono i greci a sviluppare la filosofia e la scienza fino al loro
livello massimo prima del Rinascimento. La storia del pensiero greco
nei quattro secoli a partire dalla metà del VII secolo a.C. costituisce
uno dei capitoli più importanti degli annali della storia umana. Tutta
la storia della filosofia, dai greci fino al giorno d'oggi, consiste in
una lotta fra due scuole di pensiero diametralmente opposte:
materialismo e idealismo. Queste due parole ci forniscono un magnifico
esempio di come i termini usati nella filosofia si discostino
fondamentalmente dal significato loro attribuito nel linguaggio
quotidiano. Quando diciamo che una persona è "idealista", di solito
abbiamo in mente una persona di alti ideali e di moralità pura; il
materialista è al contrario concepito come persona senza principi, avida
di denaro ed egoista, schiava dei suoi bassi appetiti di cibo e di
chissà quant'altre cose; in breve, un personaggio del tutto
deprecabile. Tali connotazioni non hanno nulla a che spartire con il
materialismo e l'idealismo filosofici. Nel senso filosofico,
l'idealismo parte dal concetto che il mondo è solo il riflesso delle
idee, della mente, dello spirito, o, più correttamente, dell'idea, che
preesiste al mondo fisico. Le cose nude e materiali che conosciamo
attraverso i nostri sensi, secondo questa scuola, non sono che copia
imperfetta di questa idea perfetta. Nell'antichità il fautore più
coerente di questa filosofia fu Platone, anche se l'idealismo non fu
concepito per la prima volta da quest'ultimo, ma esisteva già prima.,
per Platone nulla di quello che è concreto è reale. I pitagorici
credevano che l'essenza di tutte le cose fosse il Numero (opinione
condivisa, a quanto pare, da alcuni matematici moderni). Essi
mostravano disprezzo verso il mondo in generale e in particolare verso
il corpo umano, che consideravano alla stregua di un carcere nel quale
l'anima era intrappolata. Un tale atteggiamento ricorda in modo
singolare quello dei monaci nel Medioevo, ne deve sorprendere che la
Chiesa abbia potuto accogliere nella sua dottrina molte idee propugnate
dalle scuole di pensiero idealiste quali pitagorici, platonici e
neoplatonici, dato che tutte le religioni partono da una visione
idealista del mondo. La differenza risiede nel fatto che la religione si
orienta alle emozioni e pretende di offrire una comprensione mistica
ed intuitiva del mondo ("Rivelazione"), mentre la maggior parte dei
filosofi idealisti tenta di dimostrare la fondatezza delle proprie
teorie per mezzo della logica. Ad ogni modo, tutte le forme di
idealismo filosofico affondano le proprie radici nella religione e
nella mistica e di esse si alimentano. Il disprezzo per il "rozzo mondo
materiale" e l'innalzamento dell'"Ideale" nascono direttamente dai
fenomeni che abbiamo appena considerato in relazione alla religione. La
storia della filosofia occidentale perciò non inizia con l'idealismo,
ma col materialismo. Il materialismo afferma l'esatto opposto: il mondo
materiale, che ci è noto ed è esplorato dalla scienza, è reale;
l'unico mondo reale è quello materiale; i pensieri, le idee e le
sensazioni sono prodotti della materia organizzata in un certo modo
(sistema nervoso e cervello). Il pensiero non può derivare le proprie
categorie da se stesso, ma solo dal mondo oggettivo che si rivela ai
nostri sensi. I primi tra i filosofi greci furono chiamati "ilozoisti",
dal greco, ovvero "chi crede che la materia sia viva", una folta
schiera di eroi pionieri nello sviluppo del pensiero. La scuola dei
cinici fu capitanata da Diogene, i cinici combatterono con ardore e
ironia la teoria platonica delle Idee. Essi si preoccupavano
dell’immanenza e delle cose prossime, della vita quotidiana e del
concreto. I greci scoprirono che il mondo è rotondo molto tempo prima
di Colombo e sostennero, molto prima di Darwin, che gli uomini si erano
evoluti dai pesci. Fecero scoperte straordinarie nel campo della
matematica, specialmente nella geometria, discipline che non
registrarono dopo di allora progressi rilevanti per i successivi
millecinquecento anni. Di radicalmente nuovo in questo modo di vedere
il mondo vi era il fatto che esso non era religioso; in completo
contrasto con gli egizi e i babilonesi, dai quali pure avevano imparato
molto, questi pensatori greci non ricorrevano a dei o dee per spiegare
i fenomeni naturali. Per la prima volta, gli uomini e le donne
cercavano di spiegare i meccanismi della natura puramente nei termini
della natura stessa. Questo fatto rappresentò un punto di svolta, tra i
più importanti nella storia, per tutto il pensiero umano; qui iniziò la
vera scienza. Aristotele, il più grande dei filosofi antichi, può
essere a ragione considerato un materialista, sebbene non lo fosse in
modo così coerente come gli ilozoisti che lo avevano preceduto. Egli
fece una serie di importanti scoperte scientifiche che furono le
fondamenta delle maggiori conquiste della scienza greca nel periodo
alessandrino. A confronto il Medioevo fu un deserto in cui il pensiero
scientifico languì per secoli, un periodo non a caso dominato dalla
Chiesa. L'unica filosofia ammessa era l'idealismo, nella forma di una
caricatura del platonismo o, peggio ancora, di una lettura distorta del
pensiero di Aristotele. Si può affermare che nel Medioevo fu
quell’epoca dove le credenze degli uomini erano la verità. Nel periodo
del Rinascimento la scienza riemerse trionfante. Essa fu costretta a
condurre una battaglia feroce contro l'influenza della religione (non
solo quella cattolica, per inciso, ma anche quella protestante). Furono
molti i martiri che pagarono con la vita il prezzo della libertà
scientifica. Giordano Bruno fu messo al rogo; Galileo fu processato due
volte dall'inquisizione e fu costretto sotto minaccia di tortura ad
abiurare le sue idee giuste. Cartesio è ritenuto a ragione il padre
della filosofia moderna. Uomo di grande intelligenza si impegno in
meccanica e geometria, in filosofia è famoso il suo motto: Cogito ergo sum. Cartesio
fu un pensatore idealista e tentò di dimostrare l’esistenza di Dio per
mezzo della filosofia. La tendenza predominante del Rinascimento fu il
materialismo. In Inghilterra, questo prese la forma dell'empirismo,
quella scuola di pensiero che afferma che tutta la conoscenza deriva
dai sensi. I pionieri di questa scuola furono Francis Bacon
(1561-1626), Thomas Hobbes (1588-1679) e John Locke (1632-1704). La
scuola materialista passò poi dall'Inghilterra in Francia, dove acquisì
un nuovo contenuto rivoluzionario. Nelle mani di Diderot, Rousseau,
Holbach ed Helvetius, la filosofia divenne uno strumento per criticare
tutta la società esistente. Questi grandi pensatori prepararono la
strada all'abbattimento rivoluzionario della monarchia feudale, nel
1789-93. Le nuove idee filosofiche stimolarono lo sviluppo della
scienza, incoraggiando l'esperimento e l'osservazione. Il '700 vide un
grande avanzamento della scienza, specialmente la meccanica. Questo
processo presentava un aspetto negativo a fianco di quello positivo. Il
vecchio materialismo del '700 era ristretto e rigido e rifletteva lo
sviluppo limitato della scienza stessa. Newton espresse le limitazioni
proprie dell'empirismo con la sua celebre frase: "non faccio ipotesi".
Questa visione meccanicistica e unilaterale fu infine fatale al vecchio
materialismo e, paradossalmente, dopo il 1700 i grandi progressi nella
filosofia furono realizzati da filosofi idealisti. Sotto l'impatto
della rivoluzione francese, l'idealista tedesco Immanuel Kant
(1724-1804) sottopose tutta la filosofia precedente ad una critica
esauriente. Kant fece importanti scoperte non solo nel campo della
filosofia e della logica, ma anche nella scienza. La sua ipotesi
nebulare sulle origini del sistema solare (per la quale Laplace
sviluppò in seguito una base matematica) Ë oggi generalmente accettata e
condivisa. Nel campo della filosofia, il capolavoro di Kant: la Critica
della Ragion Pura, fu la prima opera ad analizzare le forme della
logica, praticamente immutate dalla sistematizzazione di Aristotele.
Kant dimostrò le contraddizioni insite in molte delle proposizioni
fondamentali della filosofia; tuttavia egli non riuscì a risolvere
queste contraddizioni ("antinomie") e trasse infine la conclusione che
una vera conoscenza del mondo fosse impossibile. Mentre possiamo
conoscere le apparenze, non possiamo mai sapere come siano le cose "in
sè". L'idea non era nuova; è un tema che ricorre molto spesso nella
filosofia e viene identificato generalmente con quello che chiamiamo
idealismo soggettivo. Prima di Kant un tale approccio fu proposto dal
vescovo e filosofo irlandese George Berkeley e ripreso dall'ultimo degli
empiristi classici inglesi, David Hume. L'argomentazione fondamentale
si può riassumere così: "Io interpreto il mondo attraverso i miei
sensi. Dunque, l'unica cosa che so che esiste sono le mie impressioni
sensibili. Posso affermare, ad esempio, che questa mela esiste? No.
Posso dire solo che la vedo e che la sento con la mano, il naso e la
lingua. Dunque, non posso affatto affermare che esista il mondo
materiale". La logica dell'idealismo soggettivo è "se chiudo gli occhi,
il mondo cessa di esistere"; una tale concezione è l'anticamera del
solipsismo (dal latino solus ipse - "io solo") cioè l'idea che solo io
esisto. In un modo o nell'altro, i pregiudizi propri dell'idealismo
soggettivo hanno penetrato non solo la filosofia ma anche la scienza
pervadendole per gran parte del '900. La più grande innovazione nei
primi decenni dell'800 per opera di George Wilhelm Friedrich Hegel
(1770-1831). Hegel fu un filosofo tedesco di scuola idealista, un uomo
dall'intelletto straordinario, che nei suoi scritti presentò una summa
di tutta l'evoluzione del pensiero filosofico fino ai suoi tempi. Hegel
dimostrò che l'unico modo per superare le "antinomie" di Kant era
quello di accettare che le contraddizioni effettivamente esistono non
solo nel pensiero, ma anche nel mondo reale. Da idealista oggettivo
qual era, Hegel non perse tempo inutilmente sulla tesi dell'idealismo
soggettivo che la mente umana non potesse conoscere il mondo reale,
sostenendo che le forme del pensiero dovessero riflettere il più
fedelmente possibile il mondo oggettivo. Famosa la frase di Hegel: Tutto ciò che è reale è razionale, e tutto ciò che razionale è reale.
Tali idee possono sembrarci sciocchezze pure e semplici, ma si sono
dimostrate stranamente persistenti, perché i filosofi si sono divisi
tra chi considerava veri solo i fatti reali negando l’importanza alla
ragione che deve capirli (positivisti), e chi invece sosteneva che
esistevano solo le idee che interpretavano i fatti reali e la realtà era
solamente una rappresentazione della nostra mente (Idealisti). Io
ritengo che entrambi abbiano ragione visto che sia i fatti che le idee
esistono, l’errore eventualmente sta nel negare una delle due realtà;
in sintesi io ritengo che l’annoso contrasto tra i filosofi idealisti e
materialisti si possa risolvere accettando le ragioni dell’altro come
vere. Ragione ha il materialista (tra le fila mi colloco anch’io) che
vede la realtà materiale come unica realtà, ma anche l’idealista non
erra quando ritiene la propria mente il principio di ogni percezione
materiale.
LUDWIG FEUERBACH
Ludwig
Feuerbach nacque in Baviera a Landshut nel 1804, in una ricca
famiglia dove il padre Paul Johann Anselm professore di diritto fu un
eminente giurista, nel 1814 dopo il trasferimento della famiglia a
Bambenga F inizia a frequentare il ginnasio, che continuerà ad Ansbach,
nel 1821 prende lezioni di ebraico allo scopo di approfondire lo
studio della Bibbia in quanto fondamento della teologia cristiana, nel
1822 consegue la licenza liceale e nel 1823 si inscrive alla facoltà di
teologia, nel 1824 trasferitosi a Berlino, segue lezioni di Hegel e di
famosi teologi che insegnano all'università, in questo periodo F
avverte già profonda la contraddizione tra la teologia e la filosofia
sentendole incompatibili e avvertendo la necessità di una scelta. Nel
1825 passa alla facoltà di filosofia, dove studia un anno come
discepolo di Hegel. Nel 1928 si laurea in filosofia e consegue la
libera docenza, con dissertazione De ratione, una,universali,infinita.
Dal 1829 al 1932 frequenta corsi di logica e metafisica all’università
di Erlangen. Nel 1830 pubblica anonimi gli scritti:"Pensieri sulla
morte e immortalità" di intonazione violentemente anticristiana, il
libro viene sequestrato, l'autore riconosciuto e la sua carriera
accademica inesorabilmente compromessa. Nel 1932 F non riesce a farsi
accettare come cattedratico, si reca a Francoforte dove scrive Storia
della filosofia moderna e aforismi dal titolo Abelardo e Eloisa. Alla
fine dell'anno ottiene l'insegnamento irregolare a Erlangen. Nello
stesso anno si lega in fraterna amicizia con Cristian Kapp professore
di filosofia e studioso di scienze naturali. Nel 1833 esce “Storia
della filosofia moderna da Bacone a Spinoza” e benché l'opera venga
apprezzata nel mondo accademico F non riesce ad ottenere una cattedra
per l'insegnamento. Nel 1834 esce il volumetto “Abelardo ed Eloisa” su
annali di critica scientifica organo della scuola hegeliana berlinese,
esce Lettera sulla filosofia hegeliana del Prof. Bechmann con la
collaborazione di F, questa rivista continuerà fino al 1837. Nel 1837 F
si sposa con Bertha Low e si stabilisce in Baviera nel castello di
Bruckberg di proprietà della moglie, dove vivrà felicemente per più di
venti anni. Nel castello vi era incorporata una fabbrica di porcellane
che avrebbe costituito la principale fonte di reddito dei coniugi. In
quel anno F comincia a coltivare lo studio delle scienze naturali,
botanica, zoologia, anatomia, fisiologia, geologia ed entomologia.
Nello stesso anno pubblica “Leibniz”. Nel 1838 F rompe con l'hegelismo
ufficiale entrando come collaboratore alla tribuna degli hegeliani di
sinistra, sotto invito di Arnold Ruge. Nel 1839 F scrive Filosofia e
Cristianesimo, in relazione all'accusa di anticristianesimo che è stata
rivolta alla filosofia hegeliana, lo stesso anno scrive il saggio "sul
miracolo" e un importante contributo alla critica della filosofia
hegeliana; lo stesso anno nasce la prima figlia Leonore. Nel 1841 F
produce il suo capolavoro: “L'Essenza del cristianesimo”, lo stesso
anno rifiuta una cattedra all'università. Nel 1842 a F vengono mossi
violenti attacchi per la pubblicazione di “Essenza del cristianesimo”,
egli risponderà pubblicando illustrazioni di una recensione teologica
dell'Essenza del cristianesimo, lo stesso anno nasce la seconda figlia
Mathilde. Nel 1843 escono la seconda edizione dell'Essenza del
cristianesimo e i”Principi della filosofia dell'avvenire”, lo stesso
anno F declina l'invito a collaborare agli annali franco-tedeschi
curati da Ruge. Nel 1844 esce: l'essenza della fede nel senso di
Lutero, integrato da “La differenza tra la divinizzazione pagana e
quella cristiana dell'uomo”. A fine anno muore la figlia minore. Nel
1845 in polemica con Stirner pubblica l'articolo:” L'essenza del
cristianesimo relativamente all'Unico e la sua proprietà”. Nel 1846
altro capolavoro di F “L'essenza della religione”, lo scritto compare
la prima volta sulla rivista " Die Epigonen" , lo stesso anno pubblica”
Critiche e saggi filosofici dove esce la prima volta il saggio Contro
il dualismo di corpo e anima, carne e spirito”. Nel 1847 esce “ La
questione dell’immortalità dal punto di vista dell’antropologia”. Nel
1848 un gruppo di seguaci ed amici lo esorta a candidarsi al Congresso
di Francoforte, ma egli declina l'invito. Accoglie invece l'invito di
alcuni studenti e tiene lezioni a Francoforte sull'Essenza della
religione il mercoledì, venerdì, e sabato di ogni settimana fino al
marzo del 1849. Nel 1851 saranno pubblicate le lezioni sull'essenza
della religione opera accolta con indifferenza. Nel 1857 dopo cinque
anni di lavoro isolato nel castello di Bruckberg esce “Teogonia”, come
nono volume delle opere complete. Nel 1860 di conseguenza al fallimento
della fabbrica di porcellane, si rende necessaria la liquidazione del
castello, con conseguente trasferimento del filosofo a Rechenberg
vicino a Norimberga. Nel 1866 F pubblicherà il decimo volume delle sue
opere: “Divinità, libertà e immortalità dal punto di vista
dell'antropologia”, poi i saggi: “Il segreto del sacrificio, ovvero
l'uomo e quello che mangia”. Poi ancora “Spiritualismo e materialismo
particolarmente in rapporto alla libertà nel volere”. Con questo volume
le pubblicazione di F cesseranno per sempre. Nel 1870 un colpo
apoplettico ridurrà F in fin di vita. Il 13 settembre 1872 Feuerbach
muore a Rechenberg presso Norimberga, ai funerali del filosofo
parteciperanno parecchie migliaia di operai dando luogo alla più grande
manifestazione socialdemocratica mai vista a Norimberga. Ho voluto
riportare la biografia di F perché è fondamentale per capire chi fu F, e
quale è stata la sua formazione e la cronologia della sua opera.
Ludwig Feuerbach fu esponente della cosiddetta “sinistra hegeliana”. Il
pensiero di Feuerbach si mosse da una serrata critica del sistema
filosofico di Hegel del quale denunciava l’astrattezza ed il
formalismo, approdando nelle sue opere mature a conclusioni ispirate ad
un radicale realismo, ed ad un umanesimo materialistico. Il campo di
interesse filosofico di Feuerbach fu sostanzialmente l’idealismo
religioso, nessuno come lui partendo dalla teologia portò avanti
un’integrale e conclusiva spiegazione della più profonda essenza della
religione in generale, e del cristianesimo in particolare; indagando
poi anche sugli aspetti filosofici della morte e dell’immortalità.
Importante è rilevare l’influenza del pensiero di Feuerbach su Marx, che
in età matura si distinse con Engels per avere posto le basi teoriche
del socialismo scientifico, meglio noto come comunismo. Marx ed Engels
furono insigni economisti e politici, ma la parte filosofica del loro
pensiero la derivarono in grande misura da Feuerbach; è possibile
affermare che senza Feuerbach il marxismo non sarebbe nato come noi lo
abbiamo conosciuto. Ma la riconoscenza di Marx e Engels verso
Feuerbach si esaurì in 11 pensierini scritti da
Marx, noti come “Tesi su Feuerbach” nei quali si prende le distanze da
Feuerbach accusandolo di idealismo, di astrattezza, di mancanza di
spirito rivoluzionario, ed infine si afferma:” I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo, ma si tratta di trasformarlo”. Accusarono Feuerbach di idee staccate dalla “prassi”
cioè dall’azione reale e pratica nella società. Ma ognuno dico io deve
fare il suo mestiere, ed il filosofo non può diventare un
rivoluzionario, in pratica Marx rimprovera Feuerbach di non essere un
politico. Ma in verità Marx ed Engels da Feuerbach avevano preso le
travi che avrebbero sostenuto la loro teoria. In uno scritto postumo
datato 1888, Friedrich Engels scrisse di Feuerbach: L’evoluzione di
Feuerbach è quella di un hegeliano, a dire il vero non del tutto
ortodosso, verso il materialismo; evoluzione che porta ad un punto
determinato, a una rottura totale col sistema idealistico del suo
predecessore. Engels rivede così l’accusa ingiusta di idealismo
fatta in tempi precedenti. Scrisse Feuerbach in una lettera nella quale
faceva proponimenti per il futuro: non voglio più scrivere libri… Ho intenzione di rivolgermi, del resto, a cose pratiche ed immediate. Egli
tutta la vita sospettò che scrivere libri, filosofare, fosse
un’attività idealistica, perché non pratica e utile alla vita
quotidiana. A mio giudizio la differenza pratica più sostanziale che è
esistita tra Feuerbach e Marx è che il secondo era un pensatore
politico ed il suo pensiero è stato unicamente rivolto alla società,
mentre nelle opere di Feuerbach non si trova mai nessuna deduzione
rivolta alla società, mai in Feuerbach esiste un minimo riferimento
politico, egli si rivolse unicamente all’individuo. Scrisse Russell: Considerato
unicamente come filosofo, Marx ha delle gravi manchevolezze. E troppo
pratico, troppo coinvolto nei problemi del suo tempo. Pietre
miliari del pensiero filosofico moderno sono le opere di Friedrich
Nietzsche(1844-1900). Nietzsche ambientò il suo pensiero filosofico,
tragico e distruttivo nei miti della Grecia Classica. Scrisse di lui
Heidegger che volle collocare Nietzsche nella filosofia metafisica tra
Platone e Aristotele: “ Si tratta di uno stadio della metafisica
occidentale che è probabilmente al suo stadio finale; non si vedono
infatti altre possibilità per la metafisica, dopo che essa ha con
Nietzsche , in un certo modo spogliato se stessa dalla propria
possibilità essenziale”. A mio parere il pensiero di Nietzsche
mostra il massimo della sua potenzialità nell’opera utile ed importante
nella demolizione, nella distruzione dei valori e delle morali, ma
alla fine del lavoro non restano che le macerie del nichilismo. In un
appunto del 1887 intitolato: “Il nichilismo europeo” Nietzsche
definisce il nichilismo quella condizione storica e spirituale in cui
viene alla luce definitivamente la menzogna della morale e si scopre
l’assoluta arbitrarietà dei valori. Tra le demolizioni più rilevanti vi
è quella del cristianesimo operata da Nietzsche nel libro: l’Anticristo, la maledizione del cristianesimo. Nietzsche scrive in Ecce Homo:
Dio, immortalità dell’anima, redenzione, al di là, sono tutti concetti
ai quali non ho dedicato nessuna attenzione, e neppure il mio tempo,
anche da bambino. L’ateismo, per me, non è un risultato, e tanto meno un
avvenimento, come tale non lo conosco: io lo intendo per istinto.
In questa frase è contenuta la sua professione di ateismo, ma anche il
cinismo e l’alterigia che caratterizzano questo filosofo che è
difficile amare e a tratti può risultare odioso, ma dal quale non si
può prescindere. Arrivati all’era moderna si deve ricordare, l’insigne
pensatore inglese Bertrand Russell(1872-1970). Bertrand Russell è un
pensatore materialista, razionalista, ed il suo pensiero filosofico è
tratto il più possibile dalla scienza ed in modo speciale dalla
matematica, della quale fu un esponente. A mio parere il pregio più
evidente di Russell è l’aver divulgato nei suoi libri la sua filosofia
in un modo semplice con un linguaggio alla portata di molte persone,
che attraverso i suoi scritti possono avvicinarsi alla filosofia. Come
pensatore contemporaneo degno di nota per la sua opera, in diversi
momenti citata in questo libro, “Trattato di ateologia”, voglio
ricordare Michel Onfray. Professore di liceo, poi fondatore
dell’Università popolare di Caen (Francia), ha pubblicato una trentina
di libri. Questo filosofo contemporaneo ha contraddetto il concetto
della “morte di Dio”. Il prof. Onfray ha recentemente affermato: Terzo
grande momento dell’ateismo occidentale, pilastro fondamentale di una
ateologia degna di questo nome: Ludwig Feuerbach propone infatti una
spiegazione di ciò che dio è. Egli non si limita a negarne l’esistenza,
ma ne seziona la chimera.
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